Rieccomi qui. Dopo quasi un anno di inattività, dopo aver perso tutta la mia credibilità con promesse vane e mai rispettate, e dopo mesi di impegni soffocanti, ecco che con la fine dell’estate sono finalmente in grado di riprendere le redini di Magic Historica, arrivata ormai alla sua quarta stagione. Ancora una volta mi scuso con tutti voi per avervi ho fatto aspettare così tanto senza neppure tirare fuori dal cilindro dei dossier, ma credetemi: se avessi potuto fare altrimenti, lo avrei fatto. Tengo a Magic Historica, e il pensiero di non avere tempo né energie da dedicargli (e da dedicarvi) mi ha angosciato per tutti questi mesi
Spero vorrete darmi una seconda chance continuando a seguire ed apprezzare il mio lavoro, e spero con tutto il cuore che non si ripetano mai più queste attese eterne. Detto ciò, parliamo un attimo di questa quarta stagione. Dopo i due articoli dedicati a Mirrodin che usciranno a settembre (questo e un altro), ci sposteremo su Ravnica, poi su Dominaria, su Lorwyn, e infine daremo una prima, rapida occhiata ad Alara e ai suoi frammenti. Nei prossimi mesi, ogni tre settimane, assisteremo di volta in volta a eventi di grande importanza, quali la Quinta Alba, la Grande Luminaria, e soprattutto la Rinascita dell’Antico, la Riparazione di Dominaria e la Dissoluzione del Patto delle Gilde, passaggi fondamentali per comprendere al meglio il nostro presente.
Se siete pronti, direi che possiamo cominciare. Grazie ancora per la pazienza e ancora una volta invoco il vostro perdono per avervi fatto attendere così a lungo.
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Fuori dal Groviglio
La nostra storia inizia nel Groviglio, la foresta di rame di Mirrodin, dove una giovane elfa di nome Glissa Sunseeker sta cacciando con il suo migliore amico Kane. I due sono riusciti a braccare ed intrappolare un Vorrac Zamparame in un vicolo cieco, ma d’improvviso Glissa viene investita da un Bagliore (Flare, in lingua originale), un tipo di visione divinatoria abbastanza comune tra gli elfi, seppur osteggiata. Il Bagliore trasporta Glissa in un mondo privo di metallo, in cui i suoi arti sono di morbida carne e gli alberi hanno un colorito marrone che si concludono in appendici verdi. Poi il Bagliore finisce, e Glissa, tornata in sé, racconta all’amico ciò che ha appena visto e percepito, condividendo con lui una teoria sull’origine dei Bagliori: tali visioni sarebbero infatti memorie del passato che cercano di tornare a galla prima di venire cancellate dai Troll di Tel-Jilad, l’Albero dei Racconti durante la Cerimonia di Disapprovazione, quando gli elfi affidano agli antichi troll i loro ricordi più spiacevoli.
Più volte Glissa ha manifestato la sua antipatia per la cerimonia e per i troll che la conducono, ma mai prima d’ora aveva avuto il coraggio di astenersi dal parteciparvi. Tuttavia il Bagliore che ha appena avuto è così strano che Glissa decide di non partecipare alla cerimonia per scoprire quali ricordi sta cercando di riportare alla luce il Bagliore, e cerca di coinvolgere il suo amico quando questi si presenta a cena nella casa in cui l’elfa vive con i suoi genitori e sua sorella minore Lyese. Kane però non condivide le sue idee, ma nonostante tutto le rimane fedele, e decide di non raccontare a nessuno del suo progetto.
A serata conclusa, la famiglia va a dormire, ma durante la notte Glissa si sveglia di soprassalto e scopre che nella sua stanza è entrato un gruppo di troll, apparentemente armati di pessime intenzioni. Dopo un breve combattimento, Glissa viene sopraffatta dagli avversari, i quali la trasportano fino a Tel-Jilad, al cospetto del leader dei troll: Chunth. Costui le spiega di averla fatta rapire per tenerla al sicuro dai livellatori, terrificanti mostri meccanici che in prossimità della Cerimonia invadono il Groviglio dall’esterno e uccidono il più forte guerriero elfico, in questo caso lei. Ma Glissa non accetta l’idea di salvarsi a discapito della sua famiglia, e dopo una rocambolesca fuga dall’Albero dei Racconti armata soltanto di una spada rubata a Chunth, la guerriera elfica torna a casa, salvo scoprire che i livellatori sono già arrivati. L’elfa raccoglie tutto il suo coraggio per aggredire i mostri, e in qualche modo attinge ad una potente magia verde che permette alla spada di tagliare il metallo come fosse burro, e apparentemente gli sforzi di Glissa sono sufficienti per far tornare sui propri passi le altre creature, le quali si ritirano dal massacro come se avessero ricevuto un ordine da parte di qualcuno. Sfortunatamente, durante la ritirata, Glissa viene ferita da un livellatore, e si ritrova con una gamba infilzata ad una delle lame della creatura. Prima di perdere conoscenza a causa del dolore, Glissa vede una strana figura muoversi tra i livellatori, ma quando si sveglia, la giovane elfa si trova in una grotta scura, circondata da livellatori apparentemente inattivi. Della creatura misteriosa non vi è traccia.
È in quel luogo che fa la conoscenza di Slobad, Riparatore Goblin, un artefice che la aiuta a fuggire dalla grotta, non prima di averle dato il tempo di colpire e danneggiare uno dei livellatori addormentati e recuperare la sua lama e l’anello di famiglia che sua madre portava al dito che Glissa ritrova su una mano elfica mozzata.
La ferita alla gamba di Glissa è piuttosto grave, abbastanza da impedire alla sua magia elfica di guarirla, ma Slobad ha una soluzione: attraversare il Nulla Scintillante, raggiungere i Campi Taglienti e chiedere aiuto ai leonid di Taj-Nar, l’Antro Antico. Inizialmente Glissa, che non ha mai visto nulla al di fuori del Groviglio, cerca di convincere il goblin a riportarla a casa, ma Slobad la fa ragionare spiegandole che i livellatori l’hanno condotta molto lontano dalla foresta, e che per tornare a Tel-Jilad impiegherebbero il doppio del tempo.
Lungo la strada, Slobad racconta la sua storia a Glissa: il giorno della sua nascita il Sole Blu era al suo zenith, e come da tradizione il neonato avrebbe dovuto essere gettato nel metallo fuso di Kuldrotha, la Grande Fornace, per combattere il nefasto presagio. Il goblin si è salvato, ma da allora ha vissuto come un reietto, viaggiando in lungo e in largo e facendosi dei potenti alleati.
In Viaggio Verso Mephidross
Dopo quattro giorni, Glissa e Slobad raggiungono Taj-Nar, ma lo trovano assediato dai nim, zombie mutati dai necrogeni di Mephidross, l’enorme zona paludosa di Mirrodin, composta da scorie di metallo e gas tossici. Grazie ad una porta segreta realizzata dal goblin quando ha aiutato i leonid a costruire il cancello che difende la città, i due riescono ad entrare, ma vengono fatti prigionieri dai leonid di Raksha, Cucciolo d’Oro i quali, spinti dal timore di venire puniti se dovesse accadere qualcosa ai prigionieri (a causa di una legge che Slobad sfrutta a suo vantaggio) corrono a chiamare una guaritrice, tale Ushanti, che tuttavia, non appena si rende conto che la prigioniera è un’ elfa, ha un improvviso mancamento, e crolla svenuta a terra.
Quando Ushanti rinviene, rivela a tutti i presenti (compreso il kha Raksha accorso per interrogare i prigionieri) di aver visto in una visione che Glissa distruggerà il mondo. O meglio ha visto il Sole Bianco immobile su Taj-Nar mentre una sfera verde smeraldo eruttava dal centro del mondo mentre decine di leonid sparivano nel nulla sotto lo sguardo di una Glissa immobile. Ushanti consiglia a Raksha di uccidere l’elfa, ma il kha apprezza Glissa in quanto guerriera, quindi ordina di guarirla e la ospita. Intanto, Glissa racconta della sua fuga, e Raksha rivela che la stessa notte i livellatori hanno attaccato anche Taj-Nar. Glissa è sicura che la creatura che ha visto la notte dell’attacco abbia il compito di comandare i livellatori, e dopo che Raksha ordina a Ushanti di trovarla usando i suoi poteri divinatori, la leonid rivela che la creatura si trova al centro del Dross, nascosta all’interno della Volta dei Sussurri Ish Sah.
Glissa e Slobad accettano quindi di partire per Mephidross la mattina seguente, mentre gli alleati leonid terranno a bada nim ed eventuali livellatori. Per raggiungere la Volta i due amici devono attraversare gran parte del Dross, deserto fangoso di ciminiere che sputano fumo nero e verde e illuminate da luce violacea popolato da orrori di ogni tipo. Sulla loro strada Glissa e Slobad incontrano un gruppo di nim, ma l’elfa intuisce il funzionamento degli zombie, e dopo aver trovato il necromante che li comanda, lo decapita, proprio mentre Slobad, sfuggito ai nim, trova un golem affondato nella palude insiste per ripararlo.
Prima che la riparazione sia ultimata, però il trio viene attaccato da un abitante del Dross, un mago che controlla un orrore appartenente alla specie dei mietitori. Solo l’intervento del golem riesce a ribaltare la situazione, e una volta che il mietitore viene sconfitto, Glissa interroga il mago.
Egli rivela di chiamarsi Yert, è un moriok (gli abitanti umani del Dross) ed è stato inviato da Geth, Signore della Cripta, sovrano dei moriok e comandante di orde di nim per ucciderli. Glissa decide di utilizzare Yert per raggiungere Geth e la Volta dei Sussurri, promettendogli in cambio di convincere Geth non solo a risparmiarlo nonostante abbia fallito la sua missione, ma anche ad affidargli il controllo di un nuovo mietitore. Arrivati alla Volta, Glissa e Yert entrano al suo interno per parlare con Geth, mentre Slobad e il golem rimangono all’esterno per evitare di cadere anche loro nell’eventuale trappola preparata dal signore del Dross.
Nessuno dei molti servitori moriok di Geth concede ai due più di qualche occhiata, e Yert spiega ad una Glissa stupita dal comportamento di quelle che dovrebbero essere guardie che il suo signore non ha bisogno di guardiani, poiché possiede protezioni magiche e un esemplare della creatura più terribile del Dross: un vampiro. Finalmente i due arrivano al centro della Volta, nella sala del trono dove risiede Geth, il quale, diversamente da tutti gli altri moriok incontrati fino ad ora da Glissa, appare quasi in salute. Il suo viso ha ancora un po’ di colore, i suoi occhi non sono coperti dalla placca cefalica che contraddistingue nim e in parte anche i moriok, ed invece presenta una cresta metallica che gli copre la parte posteriore del cranio e scende sulle spalle.
L’uomo si congratula con Yert per aver portato Glissa al suo cospetto come gli era stato ordinato, e anche quando l’elfa minaccia di uccidere il servitore, Geth rimane impassibile, affermando che di Yert ne ha quanti vuole, commettendo però l’errore di dire che di vampiro ne ha solo uno. Una volta messo Yert in condizione di non nuocere, Glissa affronta quindi l’unico e solo Vampiro di Mephidross che tenta di dissanguarla infilzandola con i suoi lunghi artigli d’acciaio. L’elfa sembra in grave difficoltà, ma grazie alla sua spada, riesce a tagliare il braccio del vampiro, ferendolo gravemente per costringere Geth a parlare e confessare ciò che sa dell’attacco al Groviglio.
Il necromante rivela di non avere niente a che fare con la morte dei genitori di Glissa, e di essere stato pagato solo per uccidere lei nel Dross e per inviare i nim a Taj-Nar. Geth spiega inoltre di non conoscere i suoi datori di lavoro perché questi comunicano tramite messaggi portati da uccelli d’argento (o meglio, costrutti vedalken chiamati aerofini -aerophins in originale-), i quali hanno anche l’incarico di consegnare al necromante le scorte di Siero che egli chiede come compenso.
Glissa decide di credere a Geth, e dopo averlo minacciato di tornare per finire il vampiro se oserà di nuovo attaccare i leonid, se ne va dalla Volta dei Sussurri. Appena fuori, tuttavia, l’elfa cade vittima di un altro Bagliore, ritrovandosi ancora una volta nel mondo privo di metallo dove scorge la stessa figura che aveva visto la notte della sua fuga dal Groviglio. Fortunatamente Slobad e il golem la traggono in salvo prima che il Dross la reclami, e quando l’elfa racconta al suo amico goblin cosa ha scoperto su Geth e sul misterioso Siero, il golem si ferma e pronuncia una parola apparentemente priva di significato: Memnarch. La creatura metallica però non riesce ad esprimere altri concetti, perciò Glissa e Slobad si rassegnano a non sapere cosa volesse dire il golem.
Rivelazioni alla Grande Fornace
Grazie al golem, i due compagni riescono a tornare a Taj Nar, dove il kha li accoglie a braccia aperte nonostante Ushanti continui a ripetere che Glissa distruggerà il mondo (o meglio, sarà lo strumento con cui qualcun altro distruggerà il mondo), ma quello stesso giorno un evento terribile accade: gli aerofini di cui parlava Geth raggiungono Taj-Nar e cominciano a massacrare i leonid, che per fortuna sono in grado di difendersi e rispondere all’attacco.
Glissa, capendo di essere lei il bersaglio di quelle creature assassine, è decisa a vederci più chiaro, e una volta concluso l’attacco, riparte con Slobad e il golem per il Groviglio. Lì, Glissa si fa ricevere dal troll Chunth, il quale le rivela il vero motivo per cui quella tragica notte ha deciso di salvarla: Glissa è un nexus, il fulcro di un immenso potere sopito che si manifesta con i suoi Bagliori. Chunth le spiega che lui, come gli elfi che lei vede nelle sue visioni, è nato in un mondo diverso, privo di metallo, ma che qualcuno li ha trascinati tutti su Mirrodin da un giorno all’altro. Il troll racconta anche all’elfa che cosa siano i piccoli esseri che riempiono il cielo come stelle, i Lampidotteri produttori di Siero, e le rivela che i nemici che le stanno dando la caccia sono i vedalken, esseri umanoidi dalla pelle blu che vivono oltre il Dross, nel Mar di Mercurio, e che raccolgono il Siero. È proprio grazie al Siero che Chunth, tanti anni fa, ha scoperto tutto ciò, e da allora si è sempre rifiutato di utilizzarlo per proteggere gli abitanti del Groviglio sotto la sua tutela da quelle sconvolgenti informazioni, arrivando perfino ad eliminare le più antiche incisioni di Tel-Jilad e ad inventare la Cerimonia del Disapprovazione.
Purtroppo, quando Chunth sta per rivelare anche chi sia Memnarch, viene interrotto ed ucciso da un altro troll con in mano un globo magico, ma prima di spirare riesce a dire un’ultima frase a Glissa: il mondo è cavo. Pur non comprendendo pienamente il significato di quelle parole, Glissa parte all’inseguimento del troll assassino, che ha anche rubato la fiala di Siero recuperata da Geth, ma grazie all’aiuto del suo vecchio amico Kane, l’elfa riesce a raggiungere l’assassino, il quale si rivela essere l’Anziano Strang. Come rivela egli stesso, i vedalken hanno promesso a Strang il potere di dare inizio ad un’epoca d’oro per il Groviglio in cambio dell’uccisione di Glissa, rea, a loro dire, di essere arrivata troppo presto, prima che Lui fosse pronto. Ma Strang non fa in tempo a spiegare chi sia questo Lui, perché un aerofino lo decapita.
Il costrutto è solo l’avanguardia di un intero stormo ben più grande che, al seguito di un mago vedalken, attacca Tel-Jilad, uccidendo Kane. Glissa vendica l’amico gettando la creatura dalla pelle blu giù dai rami dell’Albero dei Racconti, e grazie alla propria spada riesce a rispedire i colpi magici degli aerofini contro loro stessi. Quando l’attacco cessa, Glissa viene raggiunta da Slobad e dal golem, il quale, grazie alle riparazioni del goblin, riesce finalmente a parlare, si presenta come Bosh, Golem di Ferro, e spiega di ricordare che Memnarch sia qualcuno che vive al centro del mondo. Questa storia del mondo cavo apparentemente è conosciuta anche dai goblin di Krark-Clan, i quali hanno infatti raccontato a Slobad che il loro “profeta”, Krark, è sceso fino al centro del mondo attraverso un grosso tunnel, e lì ha scoperto un quinto sole che brillava di tanti colori diversi.
Il trio decide quindi di partire per la Grande fornace, così da scoprire di più su Memnarch e sul viaggio di Krark, ma una volta arrivati ai cunicoli nei dintorni di Oxidda, i tre amici vengono raggiunti da un altro stormo di aerofini. Bosh, troppo grande per passare, rimane indietro per impedire ai rinforzi dei vedalken di raggiungere i suoi nuovi amici, ma quando poco dopo i due, guidati dallo sciamano Dwugget, raggiungono la zona abitata dai goblin amici di Slobad, scoprono che Bosh è stato rapito da altri goblin, i quali vogliono gettare i suoi pezzi nella Fornace.
Dopo un intenso scontro con i goblin, i due eroi riescono a salvare Bosh e a fuggire attraverso i cunicoli sotterranei, raggiungendo la galleria di cui parlava Krark. Lì, Bosh afferma di ricordare di aver visto altre tre gallerie come quella, e spiega che sono state create da Memnarch quando egli diede forma al mondo. Ricordando come i soli brillassero sopra grandi costruzioni quali la Volta dei Sussurri, l’Antro Antico e la Grande Fornace, Glissa intuisce che in qualche modo quelle gallerie sono legate ai soli, e si convince che laddove vedrà brillare il Sole Blu, troverà anche i vedalken.
Prima di riprendere il cammino, Glissa racconta a Dwugget la sua storia, e il goblin si offre di aiutarla donandole il diario che Krak ha scritto durante il suo viaggio all’interno di Mirrodin, un manoscritto chiamato Libro di Krark. Mentre Glissa legge di come Krark abbia cominciato il suo viaggio a causa di una visione, si ritrova improvvisamente in un Bagliore completamente diverso dagli altri, in cui con il suo corpo si avventura in un luogo chiuso, invaso da gigantesche torri simili ad alberi che raggiungono un soffitto e illuminato da una sfera illuminata da luci di cinque colori: bianco, blu, nero, rosso e verde.
Nei giorni successivi, Glissa continua a leggere il Libro, e scopre che Krark ha descritto e disegnato proprio ciò che lei ha visto nella sua visione. Bosh riconosce le torri come “micosinti”, qualcosa che descrive come farebbe con una malattia che si è sviluppata dopo che Memnarch ha modificato il mondo secondo la sua visione, un parassita che doveva essere eliminato proprio da golem come Bosh. Egli rivela anche che Memnarch non è il creatore di Mirrodin, e che i Lampidotteri, diversamente dai micosinti, esistevano già da prima che il misterioso individuo rimodellasse Mirrodin.
Intrighi a Lumengrid
Giunto sulle rive del Mar di Mercurio, il trio si divide ancora una volta, perché Glissa vuole prendere contatti con gli umani che vivono in un vicino villaggio. La loro leader, infatti, potrebbe sapere qualcosa dei vedalken, e Glissa è l’unica creatura che potrebbe impersonare un umano ed ottenere informazioni preziose. Il travestimento di Glissa cade non appena Bruenna capisce che l’elfa non sa nulla della condizione degli umani neurok, ridotti in uno stato di semi-schiavitù dai vedalken, ma quando poco dopo l’inizio del loro colloquio, il villaggio viene invaso dagli aerofini controllati dagli esseri dalla pelle blu, l’umana accetta di aiutare Glissa e i suoi amici a patto che liberino i neurok dalla schiavitù vedalken. Bruenna è infatti la figlia di un neurok che anni fa condusse una rivolta contro i vedalken, e da tempo attende il momento di seguire le orme del padre, riuscendo dove lui ha fallito. Offre quindi a Glissa di usare il suo tuffatore, una barca particolare in grado di nascondersi sott’acqua, per raggiungere Lumengrid, la Sede del Sinodo Vedalken, e grazie ad una bolla magica rende Bosh invisibile, così che possa camminare senza essere visto e trainare la barca. Una volta che la magia di Bruenna rende invisibili anche le parti metalliche dei corpi di Slobad e Glissa, il quartetto si appresta a partire.
Dopo un viaggio particolarmente duro nel quale Glissa quasi rischia di morire, e dopo che l’elfa beve la fiala di Siero di Lampidotteri e rivive in un Bagliore il momento in cui gli elfi e i troll sono stati portati via dal loro mondo, il quartetto raggiunge Lumengrid, e comincia la ricerca di altre fiale di Siero da usare nella Pozza della Conoscenza, il luogo dove Glissa spera di scoprire la verità sulle origini di Mirrodin. Ma la Sede del Sinodo è vasta, e non è facile per Glissa e Bruenna muoversi indisturbate per i suoi molti corridoi.
Fortunatamente, le due incontrano Lord Pontifex, il vedalken responsabile dell’omicidio del padre di Bruenna, e questi si offre di accompagnarle fino alla stanza dove si riunisce il Sinodo, con il quale la neurok afferma di dover parlare. Ma Pontifex riconosce Glissa, e invece conduce le due in una stanza per disarmarle. Consegnando Glissa a Janus, uno dei più importanti vedalken in contatto con il loro dio Memnarch, Pontifex spera di ottenere un seggio nel Sinodo, ma prima che il vedalken possa rispondere ad alcune domande di Glissa, Lumengrid viene sconvolta da una serie di esplosioni provocate da Bosh e Slobad, e Glissa e Bruenna riescono a costringere Pontifex a portarle alla Pozza della Conoscenza e a dare loro il Siero di cui hanno bisogno.
Durante il viaggio fino alla Pozza il trio incontra un altro vedalken che scambia qualche parola con Pontifex, e pochi minuti dopo, una volta che Glissa, Bruenna e Pontifex entrano all’interno della stanza della Pozza, il vedalken torna con una squadra comandata da Janus in persona, la persona che Glissa ha intravisto la notte dell’omicidio dei suoi genitori e il giorno dell’omicidio di Chunth.
La situazione appare disperata, ma Janus è un vedalken piuttosto loquace, e si lascia scappare il vero motivo per cui vuole Glissa morta nonostante Memnarch non lo abbia ordinato: egli teme che con il potere dell’elfa, Memnarch distruggerà Mirrodin. Ma Pontifex ascolta queste parole e si rende conto di essere stato ingannato dal suo stesso capo. Janus vuole infatti tradire Memnarch e sostituirsi a lui come signore di Mirrodin, e per farlo ha fatto uccidere tutti i campioni delle razze di Mirrodin manipolando i livellatori. Ciononostante, Glissa è arrivata a Lumengrid prima che il suo piano fosse completo, e perciò va eliminata prima che Memnarch la usi per distruggere Mirrodin. Pontifex, però, non è d’accordo, ed è convinto che Memnarch risparmierà i vedalken, la razza superiore, se gli consegneranno Glissa viva per completare il suo esperimento.
Pontifex uccide quindi l’Arcimago Vedalken Janus per salvare Glissa dalla morte, così da stringere un patto con lei e portarla dal suo dio, il quale sarà pronto a donargli il potere sull’intero Sinodo. In cambio, Pontifex non farà alcun male a Bruenna e agli altri amici di Glissa, a patto però che lei non si ribelli. Dopo una lunga trattativa, Glissa si trova con le spalle al muro, ma Slobad e Bosh arrivano all’improvviso per ribaltare la situazione, mettendo Pontifex in condizione di non nuocere e gettandosi assieme a Bruenna e Glissa nella Pozza della Conoscenza. Lì, l’elfa viene nuovamente trascinata via da un Bagliore, e si trova ad osservare una fortezza affacciata su un giardino composto da meravigliosi alberi metallici costruita sotto un cielo senza soli pieno di milioni di Lampidotteri e abitata da un golem d’argento che abita un Mirrodin in tutto e per tutto simile al Nulla Scintillante. Poi il golem d’argento lascia il posto ad una figura diversa, con avambracci, torace e volto organici incastrati in un corpo d’argento. La creatura si contorce come se fosse in agonia in un paesaggio invaso dai micosinti e sovrastato da un sole dai molti colori. Poi la scena cambia ancora, e Glissa si ritrova nella foresta dei bagliori Precedenti, dove però viene attaccata da un orrore metallico dal volto umano.
L’elfa non lo sa, ma quell’orrore metallico è Memnarch, il “dio” dei vedalken, il padrone dei livellatori e colui che le sta dando la caccia, nonché creatore del Mirrodin moderno. La solitudine, la dipendenza dal Siero di Lampidotteri e il tentativo di impedire all’Olio Scintillante di proliferare hanno fatto impazzire il golem, che sempre più spesso si lascia andare a lunghi soliloqui durante i quali crede di parlare con il suo creatore, Karn, Golem d’Argento, il quale, tuttavia, non risponde mai alle sue domande, provocando scatti d’ira improvvisi e violenti in Memnarch.
Quando la visione svanisce, Glissa si ritrova in un oscuro passaggio sotterraneo simile a quello sotto la Grande Fornace. Assieme a lei ci sono Bruenna, Slobad e soprattutto Bosh, che afferma di aver recuperato tutte le sue memorie perdute.
Intanto, nelle profondità di Mirrodin, la creatura protagonista della visione di Glissa sta armeggiando con un misterioso macchinario azionato dalla magia. Egli è Memnarch, il golem nato dal Mirari, che in tutti questi anni ha subito una orribile metamorfosi a causa dei micosinti, e che ogni giorno inietta nel suo corpo ormai sempre meno artificiale una abbondante dose di Siero di Lampidotteri atta ad espandere la sua mente finché non riuscirà a raggiungere il suo creatore.
Come ogni volta, anche in questo caso il Siero non fa altro che alterare la mente del golem, provocandogli visioni di Karn, il Grande Creatore di Mirrodin e facendogli assumere uno stato di quiete durante il quale Memnarch vaga per la sua Roccaforte di Darksteel costruita vicino al Nucleo di Mirrodin.
Attratto dalle urla di Memnarch, il suo servitore più fedele, l’uomo metallico chiamato Malil, si presenta al cospetto del suo creatore ed assiste ad uno dei tanti momenti di delirio del golem durante il quale quest’ultimo espone il dilemma che lo tormenta ad un Karn che vede solamente lui. Memnarch è stato progettato per essere perfetto e infallibile, quindi l’infezione dei micosinti deve essere stata decisa dal creatore; ma se il creatore è assente, e ha dimenticato Memnarch, allora significa che lui, il Guardiano, ha sbagliato qualcosa, e questo non è ammissibile, perché Karn non lo avrebbe permesso.
I deliri di Memnarch si interrompono quando uno degli strumenti del suo laboratorio, una pozza divinatoria collegata alla Lacuna Blu (la galleria sotto la Pozza della Conoscenza), si attiva e mostra al Guardiano l’inseguimento di Glissa da parte dei vedalken. Sicuro di poter finalmente catturare la sua preda elfica, Memnarch invia Malil e una squadra di livellatori e guerrieri artificiali all’esterno della Fortezza, nel sottosuolo di Mirrodin, fatto di vere e proprie torri di micosinti che si innalzano dal terreno illuminate dalla luce bianco-azzurrina del Nucleo.
Viaggio al Centro di Mirrodin
Mentre Bosh riacquista parte della sua memoria, e guida i suoi compagni fuori dalla Lacuna Blu affermando di aver vissuto in questo luogo, Glissa, Bruenna e Slobad capiscono che le leggende sono reali, e il mondo è davvero vuoto. Purtroppo, il gruppo non ha tempo per metabolizzare la scoperta, perché le porte della Fortezza di Darksteel, il Panopticon, si aprono per far uscire Malil e i suoi combattenti su ruote, e nonostante Glissa affermi di voler affrontare Memnarch per vendicare i suoi parenti, si ritrova a fuggire assieme agli altri, salvo poi fermarsi quando Bosh rivela che non riusciranno a raggiungere la Lacuna più vicina prima che i costrutti raggiungano loro. Malil, dal canto suo, è piuttosto felice di vedere il gruppo fermarsi per fronteggiare il suo esercito, e nonostante i nemici riescano a distruggere la sua prima linea, è sicuro di riuscire a completare la missione con successo. Infatti, ben presto Slobad viene catturato, Bosh e Bruenna circondati e Glissa si ritrova pericolosamente vicina ad un livellatore. Tutto sembra perduto, ma poi Glissa sente qualcosa dentro di sé, e libera un’energia di puro mana verde in grado di mettere fuori uso istantaneamente tutti i livellatori più vicini.
Questo permette al gruppo di liberarsi degli inseguitori raggiungere il tunnel dal quale sono arrivati, nella speranza di guadagnare abbastanza terreno per riuscire a seminare Malil e di non imbattersi nei vedalken. Fortunatamente il grosso dell’esercito vedalken (compreso Pontifex) intercetta Malil e viene condotto al cospetto di Memnarch, così Bosh, dopo essersi chiuso come un riccio attorno a Slobad e Glissa, può letteralmente rotolare sugli avversari inermi, i quali si ritrovano ad osservare una donna volante ed una sfera di metallo passare sopra di loro senza che possano muovere un dito.
Intanto, dentro Panopticon, Pontifex viene accolto da Memnarch, il quale, per nulla interessato ai giochi di potere per i quali il vedalken ha ucciso il suo superiore Janus, si limita semplicemente ad ordinare al suo servitore dalla pelle blu di continuare a dare la caccia a Glissa, e di condurla al suo cospetto prima della prossima convergenza dei soli, momento nel quale l’instabile nucleo di Mirrodin rilascerà una nuova ondata di mana che andrà con tutta probabilità a formare un quinto sole ed una quinta Lacuna.
Detto ciò, Memnarch congeda Pontifex e Malil, e resta solo a ponderare sulle sue prossime mosse. I preparativi sono quasi ultimati, e dopo anni di accurata selezione, di rapimenti di creature da altri mondi grazie ai meccanismi a forma di diamante chiamati Trappole dell’Anima e di monitoraggio di questi ultimi e degli effetti prodotti sui loro corpi dai micosinti (sintomo di un’infezione che nemmeno il golem stesso sembra conoscere, forse a causa della sua follia), presto il Guardiano potrà ottenere il potere di un planeswalker e finalmente inseguire il suo creatore ovunque egli si trovi. Quando Malil torna, Memnarch cerca di spiegargli quale sia il suo obbiettivo, ma essendo il suo linguaggio troppo criptico per l’uomo di metallo, il Guardiano decide di fargli bere una fiala di Siero per renderlo consapevole come lui di cosa significhi vivere in Mirrodin e quale piaga stia trasformando questo paradiso artificiale in un luogo nefasto e corrotto. La quantità di Siero ingerita non permette a Malil di comprendere appieno il suo creatore, ma capisce che su questo mondo ogni cosa è collegata attraverso la magia (come su tutti gli altri mondi), e chiede al suo creatore di rivelargli più cose. Il golem, dal canto suo, compatisce il servitore, perché sa che dopo questa esperienza Malil non sarà mai più lo stesso, ma gli promette di accompagnarlo nella comprensione del mondo e dei suoi misteri.
Intanto, Glissa e i suoi compagni raggiungono la fine della Lacuna Blu, attraversano la Pozza della Conoscenza senza che il Siero provochi ulteriori visioni all’elfa, e si trovano ad affrontare un esercito di vedalken probabilmente lasciato da Pontifex in attesa di un loro ritorno. Per fortuna gli umani neurok che lavorano in Lumengrid, forse proprio vedendo che i loro padroni vedalken si trovano in una situazione particolare, scelgono proprio quel momento per dare inizio all’ennesima rivolta, permettendo a Glissa, Slobad, Bosh e Bruenna di sopraffare i nemici e fuggire da Lumengrid.
Una volta al sicuro, il goblin e l’elfa si accorgono che Bosh sta sanguinando, e che un suo avambraccio è diventato organico. Come se non bastasse, fuori dal loro rifugio i soli non stanno sorgendo, e Glissa sa che quando questo avviene, quando le notti diventano estremamente scure e i soli non sono visibili per diverso tempo, signica che si sta preparando una convergenza assai particolare, simile alle quattro che sono state registrate nelle pareti di Tel-Jilad.
Preoccupata ma decisa a capire meglio cosa stia avvenendo al suo mondo, Glissa recupera Slobad e Bosh e riparte verso il Groviglio, dove spera di interrogare i troll che un tempo erano guidati da Chunth. Il trio viene accolto stranamente con grande ospitalità da Drooge, l’anziano che ha sostituito Chunth, il quale spiega all’elfa che il Concilio dei Troll ha eliminato i traditori e giudicato Glissa innocente per quanto riguarda la morte del vecchio leader. Drooge rivela inoltre all’elfa alcune terribili verità, ossia che i troll non sono originari di Mirrodin, e pur sapendo dell’esistenza di Memnarch, non si sono mossi contro di lui per paura (una condizione che solo qualche tempo dopo porterà un altro troll a non avvisare nessuno della presenza di una terribile minaccia), ma che ora che lei ha messo in moto una serie di eventi destinati a portare alla sconfitta del Guardiano, sono pronti a combattere al suo fianco.
Una Nuova Speranza
A dimostrazione della veridicità delle sue parole, Drooge estrae da un armadio un cofanetto di legno un meraviglioso elmo sul quale è inciso un simbolo molto importante per la storia di Mirrodin: una ruota spezzata da cinque raggi che si protendono dal suo centro nei quali sono incastonate cinque gemme (un diamante, uno zaffiro, un’onice, un rubino ed uno smeraldo). Drooge presenta l’oggetto con il nome di Elmo di Kaldra e spiega che esso è parte di una collezione di preziosi artefatti composta inoltre da uno scudo in grado di proteggere da ogni colpo (lo Scudo di Kaldra, appunto) e da una spada capace di tagliare qualunque superficie (la Spada di Kaldra). Secondo le leggende, se tali artefatti verranno riuniti e appositamente assemblati, saranno in grado di evocare l’Avatar di Kaldra, una creatura divina contro la quale persino il Guardiano non potrebbe nulla.
Il troll ha appena il tempo di rivelare a Glissa che la spada che porta con sé è proprio quella di Kaldra e che lo scudo si trova da qualche parte nel Dross, che un nuovo esercito di livellatori, guidato da un Malil più consapevole ed estremamente determinato a catturare Glissa, invade l’Albero dei Racconti. L’elfa vorrebbe rimanere a combattere, ma Drooge la invita a partire, non solo perché così l’esercito si allontanerà per inseguirla, ma anche perché in questo modo potrà recuperare lo Scudo e fermare Memnarch, impedendo che nuovi livellatori vengano inviati a distruggere la superficie.
Nel frattempo, Pontifex, dopo giorni faticosi durante i quali è riuscito ad aumentare la propria influenza nel Concilio dell’Impero Vedalken e a convincere i suoi tre colleghi a seguirlo nell’impresa di catturare Glissa, si reca da Memnarch per chiedergli di lasciare solo ai vedalken l’incarico di catturare l’elfa. Memnarch, tuttavia, è di ben altro avviso, e trovandosi in uno stato particolarmente sereno, decide di spiegare al vedalken perché abbia bisogno di catturare Glissa prima della Convergenza e per quale motivo desideri che Pontifex e Malil collaborino.
Il Guardiano mostra al vedalken i micosinti, gli rivela che essi non esistevano quando Mirrodin è stato creato, e che la loro formazione è il sintomo di una piaga che sta uccidendo lentamente il piano. Tale misteriosa piaga sarà probabilmente peggiorata dalla Convergenza, e la chiave d’accesso ad altri piani di esistenza che giace nel corpo di Glissa potrebbe persino scomparire quando il Sole Verde erutterà fuori dal Nucleo. Se ciò accadrà, Memnarch non potrà più unire Glissa (e quindi la sua scintilla) al suo corpo, e perderebbe la chiave d’accesso per altri mondi, il potere divino che potrebbe persino guarire Mirrodin. Meravigliato da quelle parole, Pontifex offre il suo corpo e quelli di tutti i vedalken a Memnarch, ma il Guardiano, compatendo la sua limitata conoscenza, gli spiega che se avesse potuto usare un corpo diverso da quello di Glissa, lo avrebbe già fatto.
Congedato Pontifex, Memnarch si rimette al lavoro sull’Occhio di Darksteel, uno strumento che gli permetterà di osservare l’intera superficie di Mirrodin attraverso gli occhi di Malil e di servitori meccanici chiamati myr. Dalla finestra del suo laboratorio, il Guardiano nota che sulla sfera bianco-azzurra del Nucleo sta già cominciando a gonfiarsi una escrescenza dalla tonalità verdastra e i suoi pensieri corrono ai ricordi di quando Karn lo portava con sé nei suoi viaggi, all’epoca in cui era ancora il Mirari, e al fatto che il Multiverso sia pieno di mondi naturali che non hanno bisogno di nessun planeswalker per sopravvivere. Quelli sono mondi perfetti, non il suo. Mirrodin è nato imperfetto in quanto artificiale, e l’unico modo per salvarlo è fare sì che Karn torni al suo posto, a mantenere stabile il piano. È anche per questo motivo che Memnarch vuole la Scintilla di Glissa, perché solo lui è in grado di riportare il Creatore sulla sua creazione. E probabilmente, qualora Karn non dovesse essere più rintracciabile, forse il potere di un planeswalker potrebbe permettere al Guardiano di stabilizzare il Nucleo anche in assenza del suo Creatore. Forse una scintilla da planeswalker potrebbe fermare le orbite irregolari dei Soli, impedire che la Convergenza generi gelide notti e torride giornate, riportare il nuovo sole nel Nucleo ed evitare che in seguito alla sua nascita esso generi una quinta lacuna e crei due brevi periodi di giorno e due altrettanto brevi periodi di notte che andranno ad influenzare il comportamento degli animali. Un planeswalker, pensa Memnarch, potrebbe guarire Mirrodin dalla Spora da cui trae origine ogni singolo Traliccio di Micosinti e la malattia che tramuta la materia organica in metallo e il metallo in materia organica. Dopotutto, sul mondo natale di Karn, è stata proprio l’arma di un planeswalker a distruggere quella che il Creatore chiamava “Piaga Phyrexiana” e che Memnarch, pur non avendo effettivamente ancora capito che la Piaga e la Spora sono in realtà collegati, immagina essere molto simile alla proliferazione dei micosinti. Se il piano di Memnarch andrà a buon fine, se uno tra Malil e Pontifex riuscirà a portargli Glissa prima della Convergenza, allora il Guardiano potrà unire la scintilla dell’elfa al suo corpo, e lasciarsi investire dal Sole Verde per ascendere.
Intanto, in superficie, mentre la Convergenza si avvicina sempre più e i soli, tornati a risplendere in cielo, cominciano a produrre una strana luce arancione, Glissa, Slobad, un Bosh che sta fin troppo rapidamente trasformandosi in un gigante di carne ed il leggendario lupo di Tel-Jilad Al-Hayat che il trio ha incontrato nel Groviglio, raggiungono i Campi Taglienti, la via d’accesso più rapida per il Dross. Sfortunatamente, una volta lasciata la sicurezza degli alberi, il gruppo si ritrova braccato non più soltanto dall’esercito di livellatori guidato da un Malil che sta subendo una radicale trasformazione psicologica (da servo obbediente e impassibile, a individuo con desideri e passioni), ma anche dai mezzi volanti dei vedalken di Pontifex, il quale, a sua volta, è diventato geloso delle attenzioni che Memnarch riserva a Glissa, ed ha sviluppato il desiderio di ucciderla, così da tornare ad essere il servo preferito del suo dio. La superiorità numerica dei nemici e il fatto che l’erba dei Campi Taglienti ricopra le gambe ormai organiche di Bosh di ferite, impedisce al gruppo di riuscire a fuggire, e ben presto Glissa e gli altri si ritrovano alla mercé di Marek, la guardia del corpo di Pontifex. Prima che il vedalken possa uccidere l’elfa con la sua ascia, però, il suo colpo viene intercettato da Bruenna, la quale, dopo essersi ripresa dall’avventura nel sottosuolo, stava seguendo l’armata di Pontifex assieme ad un piccolo esercito di neurok, sicura che in questo modo si sarebbe ricongiunta all’amica Glissa.
Di Nuovo nel Dross
Glissa e i suoi, una volta messa al corrente Bruenna della loro missione nel Dross, ripartono assieme agli umani per la Volta dei Sussurri, ma il loro viaggio si interrompe nuovamente solo poche ore dopo aver lasciato alle loro spalle i Campi Taglienti a causa di un immenso esercito di nim per nulla amichevoli che si frappone tra il gruppo e il dominio di Geth. Come se non bastasse, ben presto ai nim si uniscono anche i livellatori di Malil, i quali tuttavia non venendo riconosciuti come alleati dai non morti, distraggono i nim dalle loro prede organiche, le quali a loro volta, approfittando del fatto che la maggior parte dei non morti sta attaccando Malil e i suoi, riescono a fuggire attraverso una grande pozza, all’interno della quale vengono però ben presto risucchiati. In quel momento, un nuovo Bagliore mostra a Glissa una visione nella quale Bosh, ormai mezzo organico, si trova nel livello interno di Mirrodin, con Panopticon alle sue spalle ed un sorriso che contrasta con il suo sguardo triste.
Tornata in sé, Glissa si ritrova ancora ad affondare sempre più in profondità, ma seguendo una luce si ritrova in un altro putrido lago di icore situato in una sorta di caverna sotterranea. Una volta raggiunta la riva del lago, Glissa capisce che la pozza in cui è affondata era collegata ad un vero e proprio tubo che, se non fosse stato bucato da Bosh (come rivela il golem stesso poco dopo), l’avrebbe condotta chissà dove nel Dross. Poco dopo, anche Slobad cade attraverso l’apertura creata da Bosh, ma diversamente da Glissa, che si allenava nel nuoto nelle grandi pozze che di tanto in tanto si formavano ai piedi degli alberi del Groviglio, il goblin non sa nuotare, e si ritrova ad affondare mentre un enorme centopiedi cerca di divorarlo. Glissa distrae il mostro gettandosi contro di lui con la Spada di Kaldra sguainata, e pur rischiando di finire dilaniata dalle zampe metalliche della bestia, riesce a guadagnare abbastanza tempo per permettere a Bosh di salvare Slobad. Pochi momenti dopo, anche Al-Hayat finisce nel lago, e Glissa consapevole di non poter combattere ogni volta il centopiedi, decide di batterlo in astuzia, perciò dopo averlo attirato tra due tubature, si scansa all’ultimo momento, buttandosi in acqua proprio mentre la testa del mostro si incastra nel luogo dove fino ad un secondo prima stava l’elfa. Poco dopo, anche Bruenna cade, ma stavolta il centopiedi è troppo impegnato a cercare di liberarsi per rappresentare un pericolo. Ciononostante, il gruppo è ancora intrappolato nella caverna di tubature assieme al mostro (e ad un Myr di Piombo che sta spiando la scena per conto di Memnarch), e per evitare di finire divorati, Glissa manda Slobad a dividere un grosso tubo per gettare sulla testa del centopiedi un getto d’icore sufficientemente forte da stordirlo e sufficientemente nero da accecarlo.
Una volta che il centopiedi viene messo in condizione di non nuocere, il gruppo riesce a trovare una via di fuga, e dopo un lungo percorso, si ritrova all’interno della camera di Geth, in Ish Sah. Un attimo dopo, il necromante fa il suo ingresso nella stanza e comincia a dialogare con l’elfa.
Il discorso verte inizialmente su Yert, il necromante liberato da Glissa che, stando alle parole di Geth, è stato vittima di un tragico incidente mentre accudiva una creatura, ma ben presto l’elfa rivela il vero motivo per cui è venuta fin lì, ed esige dal Signore della Cripta lo Scudo di Kaldra. Dopo un breve discorso su quanto ironico sia il fatto che Glissa abbia bisogno proprio di lui, Geth evoca una fitta nebbia che utilizza per allontanarsi e lasciare l’elfa e i suoi compagni alla mercé dei vedalken di Marek e Pontifex. Dopo che Malek ferisce Glissa con un tridente, Pontifex dà l’ordine di ucciderla, ma in quell’istante appare anche Malil, sempre al comando del suo esercito di livellatori che scaglia contro i vedalken.
Glissa, poi seguita da Slobad, approfitta di quel momento per allontanarsi, e nel vedere Bosh perdere l’equilibrio nei pressi del trono, scopre che sotto il trono di Geth c’è un buco che conduce ad un tunnel in fondo al quale l’elfa trova lo Scudo di Kaldra mezzo incastrato nel terreno. Nel frattempo, Malil e Pontifex si sfidano in un duello all’ultimo sangue, nel quale il vedalken utilizza tutti e quattro i suoi arti superiori, mentre poco più in là Bruenna ferisce gravemente Marek, vendicando così tanti umani che il soldato vedalken aveva tormentato ed ucciso. Quando però la voce di Memnarch (forse riprodotta da qualche myr di Piombo) risuona per tutta la stanza e ordina ai due di smettere di combattere, Pontifex e Malil raggiungono un accordo per recuperare Glissa.
Finalmente Kaldra
Per qualche momento i servitori di Memnarch sembrano recuperare terreno, circondando Bruenna e ferendo sia Al-Hayat che Bosh, ma proprio quando tutto appare ormai perduto, Slobad riesce a dissotterrare lo Scudo, che unendosi agli altri due artefatti, evoca il famoso Avatar di Kaldra, un gigante di pura magia di colore azzurro. Grazie all’avatar che li stringe in una delle sue mani, i due compagni riescono a non venire risucchiati dalla trappola lasciata da Geth, a ritornare nella sala del trono e a fuggire con i loro compagni. Purtroppo, durante la fuga Al-Hayat viene ferito gravemente, e dopo pochi minuti ed un ultimo incoraggiamento rivolto a Glissa, il leggendario lupo esala il suo ultimo respiro.
Glissa promette di vendicare il compagno caduto, e dopo aver catturato Geth, lo costringe ad accompagnare lei e i suoi compagni fino alla Lacuna Nera. Sicura di vincere, Glissa, seguendo le indicazioni di Bosh, guida il gruppo verso Panopticon, e durante il viaggio può osservare quanto sia cambiato il Nucleo durante il corso dell’ultimo ciclo dei Soli (ormai la sua superficie è solcata da scie di mana verde, e il globo sembra in procinto di esplodere) e quanto strano sia il livello interno di Mirrodin, con il suo pavimento ricoperto da muschio e i suoi abitanti creati da Memnarch resi organici dai micosinti.
Mentre Glissa viene attaccata e rapita da un costrutto diretto verso Panopticon, in superficie, Pontifex, Marek e gli altri vedalken sopravvissuti tornano a Lumengrid scortati da Malil, e mentre il golem, che comincia a subire l’infezione dei micosinti, scende nel livello interno per cercare del Siero in Panopticon, Pontifex scopre che in sua assenza i suoi tre colleghi membri del Concilio hanno trasformato l’Impero Vedalken in una repubblica nella quale Pontifex non avrà più la stessa influenza. Furioso, il vedalken raggiunge il livello interno, trova l’essere che ha preso Glissa, libera l’elfa, e cerca di ucciderla.
A causa dell’influenza del Sole Verde che sta per eruttare fuori dal Nucleo, il corpo di Glissa viene permeato di magia e cresce a dismisura, permettendole di sopraffare l’avversario, tuttavia Pontifex riesce a riportarla al suo stato originario, e la situazione si ribalta. Prima però che il vedalken possa sferrare un colpo decisivo, Marek spunta dal nulla e lo colpisce con una lama, spiegando di non poter permettere che i rapporti tra la nuova Repubblica Vedalken e Memnarch si incrinino. Pontifex però non si arrende, e riesce ad uccidere il già provato soldato, morendo a sua volta quando, con le sue ultime forze, Marek gli trapassa la gola con la sua alabarda.
Più tardi, Glissa viene ritrovata da Slobad e Bosh, con i quali raggiunge finalmente Panopticon per il confronto finale. Memnarch e Malil li aspettano di fronte ai cancelli della Fortezza, e dopo le dovute presentazioni, Glissa manda l’avatar di Kaldra ad attaccare il Guardiano di Mirrodin. Memnarch tuttavia è preparato allo scontro, e grazie a Malil, che si lascia colpire al suo posto, guadagna abbastanza tempo per lanciare una magia contro l’Avatar, rinchiudendolo in un gigantesco uovo azzurro. Glissa si accascia, distrutta nel vedere le sue speranze andare in fumo, ma Memnarch non ha ancora finito, e dopo aver infranto l’uovo, ordina all’Avatar ora sotto il suo controllo di prendere l’elfa.
Solo l’intervento di Bosh permette a Glissa di salvarsi. Il golem infatti ingaggia un duello con l’avatar, e dopo essere riuscito a fermare i suoi colpi, si gira verso Glissa e con gli occhi tristi e un sorriso sulle labbra ormai organiche (esattamente come l’elfa aveva visto nell’ultimo Bagliore), la implora di fuggire via. Pochi istanti dopo, Bosh viene letteralmente fatto a pezzi dai pugni del suo nemico, e Glissa e Slobad cominciano una fuga disperata verso la Lacuna Blu, inseguiti dall’avatar che fino a poco prima era loro alleato. La loro fuga viene aiutata dalla magia di Bruenna, la quale permette ai due di arrivare fino a Tel-Jilad, dove trovano Drooge, che a sua volta li indirizza verso il centro del Groviglio, la Radice. Ma ben presto anche l’Avatar arriva, dopo aver fatto strage di troll, e Glissa comprende che non le resta altro da fare che combattere.
Attingendo a tutto il mana verde dalla foresta, Glissa si barrica dietro un enorme muro vegetale, che tuttavia si rivela insufficiente per fermare i pugni dell’Avatar. Disperata, Glissa rivolta la terra stessa contro il nemico, utilizzando la magia per muovere la vegetazione e sbattere a terra il suo avversario, ma nemmeno questo è sufficiente per immobilizzarlo. Neppure il tentativo di Slobad di disperdere i pezzi dell’Avatar per contro evocarlo va a buon fine, e quando il goblin viene spazzato via, Glissa perde ogni speranza di riuscire a salvare sé stessa e Mirrodin.
Proprio in quel momento, il Nucleo di Mirrodin, sovraccaricato dalla immensa quantità di mana verde (praticamente tutto il potere del Groviglio) incanalata da Glissa, implode una quinta volta, e il Sole Verde si fa strada fino alla superficie attraverso Panopticon, devastando la fortezza di Memnarch, che si salva assieme a Malil rimanendo dentro l’Occhio di Darksteel, per fuoriuscire esattamente dal Radice, ingoiando completamente l’Avatar e consumando spada, scudo ed elmo.
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Per riassumere:
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4309-4310 A.R.: il Flagello Karona devasta Otaria. Eroshia, Aphetto, il Gran Colosseo, Locus e Sanctum vengono distrutti, e milioni di persone perdono la vita. Nei primi mesi del 4310 A.R., Karona viene bandita dai numena, e con lei scompare la magia da Dominaria. Tre mesi dopo, Karona viene uccisa definitivamente, Jeska diventa allieva di Karn e Memnarch diventa il Guardiano di Mirrodin. La morte di Karona apre la Fenditura Dimensionale di Otaria, e le altre Fenditure cominciano ad assorbire il mana del piano.
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4321 A.R. ca.: Memnarch ribattezza Mirrodin il piano artificiale di Argentum. L’Olio Scintillante comincia a corrompere la mente del Guardiano e ben presto anche Mirrodin. Memnarch crea e distrugge gli ur-golem e poi comincia a rapire esseri viventi dagli altri mondi, alla ricerca di una scintilla da planeswalker da assorbire.
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4395 A.R. ca.: la ricerca di Memnarch si conclude quando il Guardiano scopre che la giovane elfa Glissa Sunseeker possiede il potere che sta cercando. I genitori di Glissa vengono uccisi, e l’elfa si salva per miracolo. Glissa comincia quindi un lunghissimo viaggio attraverso Mirrodin, che la porterà a scoprire piccole e grandi verità. Mirrodin è un mondo ben più grande del solo Groviglio, è cavo al suo interno e i suoi abitanti non sono nati lì, ma sono stati rapiti da Memnarch, desideroso di mettere le mani sulla scintilla da planeswalker che giace latente nel corpo di Glissa.
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Curiosità
C’è chi ha visto nel simbolo presente sull’Elmo di Kaldra un riferimento diretto al nucleo di Mirrodin dal quale partono le cinque lacune dei cinque soli, ma c’è anche chi ritiene che rappresenti (ovviamente solo per i moderni mirran) la lotta contro Memnarch, il primo nemico comune contro cui i mirran originali si sono uniti.
In entrambi i casi, il simbolo mirran sarebbe un invito all’unità, considerato che tutte e cinque le pietre (e quindi tutte le creature che fanno uso di quei colori di mana) convergono in un unico punto. Diversamente da Phyrexia, che unisce tutto nella sua idea di perfezione (e infatti il suo simbolo è un cerchio attraversato verticalmente da una linea -apparso già in passato su alcune carte phyrexiane di epoca yawgmothiana-), i mirran sono orgogliosi delle proprie differenze e le utilizzano per combattere il nemico comune anziché per combattersi a vicenda come hanno fatto per buona parte della loro storia. Si tratta di speculazioni, ovviamente, ma hanno un certo fascino, non trovate?
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Fonti:
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The Moons of Mirrodin di Will McDermott. Libro pubblicato nel settembre del 2003 e inedito in Italia
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The Darksteel Eye di Jess Lebow. Libro pubblicato nel dicembre del 2003 e inedito in Italia
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Nella stagione precedente (la terza):
Riassunto delle prime due stagioni
Sempre un piacere leggerti!
Sensazionale come sempre, finalmente il ritorno!
Bentornato Gyed!! Bellissimo racconto! L’ho letto tutto d’un fiato!! Continua così non smettere mai, nonostante le difficoltà e i ritardi aspetterò sempre una tua storia!
La miglior rubrica di metagame in assoluto
Ho apprezzato molto il lavoro però questa volta il racconto non mi è piaciuto. Ci sono troppi inseguimenti e combattimenti che aggiungono poco alla storia e che forse potevano essere tagliati per dare maggior risalto alle parti importanti della storia. Non penso che sia importante dare risalto a ogni singolo scontro o alle vicende di Janus, Pontifex, Malil e altri che mi sembrano personaggi abbastanza intercambiabili e non degni di tante parole.
Comunque apprezzo molto l’impegno.
[quote name=”fabrimagic”]Ho apprezzato molto il lavoro però questa volta il racconto non mi è piaciuto. Ci sono troppi inseguimenti e combattimenti che aggiungono poco alla storia e che forse potevano essere tagliati per dare maggior risalto alle parti importanti della storia. Non penso che sia importante dare risalto a ogni singolo scontro o alle vicende di Janus, Pontifex, Malil e altri che mi sembrano personaggi abbastanza intercambiabili e non degni di tante parole.
Comunque apprezzo molto l’impegno.[/quote]
Apprezzo molto la critica, e sono perfettamente d’accordo con te su entrambe le questioni.
Molti dei personaggi non sono granché importanti, anzi. Tuttavia sono comunque parte della storia, personaggi con un nome ai quali sono dedicate molte pagine, e mi dispiaceva lasciarli indietro (come invece ho fatto con i vedalken colleghi di Pontifex). Inoltre mi sembrava più efficace dare un volto e delle motivazioni a questa gente. Ovviamente è una scelta opinabilissima, e ci sta che non possa piacere!
Quanto ai combattimenti e inseguimenti, purtroppo non potevo lasciarli fuori, o sarebbe venuto un articolo striminzito.
C’è anche da dire che il materiale originale si sofferma tantissimo su fughe e combattimenti. Per tutti e due i libri, Glissa non fa che scappare dai vedalken (che molto comodamente sanno SEMPRE dove si trovi e la riescono a raggiungere come se avessero il teletrasporto), da Memnarch, e infine pure dall’avatar di Kaldra.
Nei primi due libri, gli unici momenti in cui Glissa prende l’iniziativa sono durante le avventure nel Dross.
La storia è tutto un susseguirsi di combattimenti e fughe, intervallati ogni tanto da noiosa politica vedalken (che vi ho risparmiato) e dagli affascinanti spiegoni di Memnarch. Ho riportato solo ciò che mi sembrava necessario e interessante, e se devo dire la verità, nemmeno a me ha soddisfatto particolarmente il risultato finale.
A posteriori, dopo aver riletto i tre libri, mi sono resoconto che avrei dovuto scrivere un articolo molto breve e il più possibile ricco di informazioni di lore, sorvolando sulla trama in sé (un po’ come i dossier). Non avrei nemmeno dovuto rileggere i libri, sarei dovuto andare a memoria e risparmiarmi un sacco di problemi. Ma dopo quasi un anno di assenza, mi sarei sentito sporco a portarvi una roba del genere. E così ho optato per questa soluzione, per mettere a tacere la coscienza.
Forse Quinta Alba è venuto un po’ meglio, ma in ogni caso cercherò di rimediare con Ravnica!