Classica sveglia alle 7 dopo una settimana stancante con sveglia alle 7.30 tutti i giorni. “Deve proprio piacerti tanto per rinunciare al tuo unico giorno di riposo per quello”. Non è così purtroppo, forse lo è stato, ma ormai non lo è più. Magic è un gioco appassionante e divertente, ma arriva un momento all’interno della vita di ogni giocatore in cui è necessario decidere se coltivare la propria passione senza impegno oppure tentare di approcciarsi al mondo del professionismo ed è innegabile che sia sensibilmente più difficile riuscire ad apprezzare l’essenza del gioco in sè quando la posta in palio è alta.
Oggi voglio parlare a tutti di quello che ho vissuto quest’anno e di come il mio approccio alle nostre amate figurine sia radicalmente cambiato, sperando tanto di poter aiutare qualcuno che si trovi nella mia posizione a compiere un passo importante al fine di migliorare la propria vita. Tutto è cominciato con le prime vittorie in quanto mi sono posto i primi obiettivi: tutti sanno quanto sia frustrante impegnarsi e arrivare sempre vicino all’obiettivo senza mai raggiungerlo. Un pro tour, non chiedo altro, so di poterlo fare, so di volerlo, so di meritarlo.
Eppure tutti i weekend qualcosa va storto, magari qualcosa di piccolo, magari qualcosa che non posso controllare ma che continua a perseguitarmi. L’importante non è non cadere mai, ma è continuare a rialzarsi, chi non lo sa… è per questo che giochiamo tutte le settimane, è per questo che ogni sconfitta voglio sempre di più sentire Rich Hagon pronunciare il mio nome in maniera scorretta in diretta twitch.
Eppure il risultato non arriva, nonostante l’impegno. Perchè? Cosa sbaglio? Fino al frequentamento del Liceo ho sempre attribuito le mie sconfitte al fatto che non avessi abbastanza tempo per giocare e che una volta conseguita la maturità avrei avuto la possibilità di provarci veramente, avendo la libertà di gestirmi autonomamente con l’avvento dell’università.ùFinalmente arriva il mio momento: festeggiamenti per il diploma, piani per il futuro, decisione della facoltà universitaria, tutto è pronto e si preannuncia per me un avvenire non diverso da quello del diciottenne italiano medio. Sono felice per il traguardo raggiunto e elettrizzato per i molti cambiamenti che si verificheranno di lì a poco.
Tuttavia una voce nella testa mi perseguita, come quando si ha la sensazione di aver dimenticato di fare qualcosa di importante e più tenti di non pensarci più questo pensiero diventa persistente: voglio andare al Pro Tour, non chiedo altro, voglio realizzare il mio sogno. Ce lo dicono tutti: i media, le star, le canzoni: niente è impossibile, ognuno è padrone della propria vita e siamo noi stessi a scegliere quale futuro ci attende. Belle parole, grandi verità, non c’è niente di meglio della caparbietà di inseguire il proprio sogno pur dovendo superare innumerevoli ostacoli poichè solo noi sappiamo davvero quali siano i nostri desideri più sinceri e profondi. In quel momento l’università non era tra le mie priorità, sentivo essersi finalmente aperta la finestra verso la vita che sogno: quella del giocatore professionista.
Capisco che coloro che vivono il gioco con serenità possano non comprendere quello che dico e possano pensare che stia esagerando con la fissazione nei confronti di questo gioco, ma basta osservare il comportamento dei giocatori ai tornei competitivi per rendersi conto di quanto Magic possa condizionare le azioni delle persone: spesso si creano situazioni spiacevoli che non si verificherebbero se la voglia di vincere e la rabbia di riscossione non fossero così alte.
Mi riferisco alle innumerevoli squalifiche per cheating di giocatori, spesso molto bravi, i quali sentono di meritare di vincere a tal punto da non accettare le sconfitte e rischiano la carriera pur di non dover affrontare la frustrazione di aver perso l’ennesima partita contro un avversario a loro avviso meno meritevole.
Non intendo assolutamente insinuare che sia necessario essere spietati e disposti a tutto, anche ad azioni non eticamente corrette al fine di competere tra i più bravi, ciò che intendo sottolineare è la sottilissima linea che separa passione ed accecante ossessione.
Così, armato di passione, forza di volontà e voglia di vincere è cominciato tutto: lunghe sessioni di Magic Online, preptq, ptq, ptq online, GP, occhi rossi, stanchezza, rabbia, niente pro tour, eppure è ciò che voglio di più al mondo. Giocare si è trasformato nell’unica via verso la salvezza dall’inferno dell’insoddisfazione. Non mi divertivo più, volevo solo vincere e questo mi portava a vincere sempre meno e a sentirmi sempre più lontano dall’obiettivo, intrappolato in una corsa infinita verso il Pro Tour.
In un recente articolo di Brian Braun-Duin ho letto una delle frasi più vere relative alla sofferenza di non riuscire a raggiungere ciò che si vuole. Traducendo in maniera libera ciò che ha scritto, il concetto che emerge è che spesso i giocatori sentono di meritare a tal punto la vittoria che quando finalmente quest’ultima arriva per davvero la sensazione che si prova è quella di sollievo, non di felicità. Sollievo dovuto all’ essere riusciti a sfogare la frustrazione di non essere ciò che vorremmo.
Capisco che possa sembrare assurdo, ma solo noi sappiamo quanto questo gioco possa essere ingiusto e quanto possa condizionarci emotivamente; ognuno ha i propri obiettivi e il mio è quello di dimostrare alla comunità intera che ce la posso fare, posso competere anche io con i migliori.
Magic non è questo: Magic è un gioco stupendo in cui si può raggiungere un certo livello di soddisfazione personale, si possono vincere dei premi, ma soprattutto si possono costruire amicizie durature divertendosi insieme, senza mai dimenticare il contesto in cui ci si trova, ossia quello di un gruppo di ragazzi che vogliono vincere, ma più di ogni altra cosa vogliono mettersi alla prova per passare una bella giornata.
Tuttavia sono convinto che non vada preso sottogamba: dal momento che abbiamo deciso di dedicare il nostro tempo a questa passione è giusto farlo col massimo impegno possibile, il che è molto diverso da ciò che ho fatto io. Impegnarsi in un hobby non significa dedicare interamente tutto il proprio tempo ad esso, significa sfruttare al meglio il tempo che vi si può dedicare e soprattutto VOLER dedicare del tempo al gioco.
Se giocare non ti diverte o ti fa innervosire il mio consiglio è quello di non giocare affatto. Non sono dell’opinione che si debba smettere completamente, semplicemente prendersi una pausa, per poter tornare più carico e rilassato di prima; credo sia meglio per sè stessi e per la comunità intera impegnare il proprio tempo in altre attività.
Non sconsiglierei a nessuno questo gioco in quanto è uno dei più belli e complicati a cui ci si possa dilettare, tuttavia bisogna essere consapevoli della difficoltà elevatissima della realizzazione di una vera e propria carriera professionistica, come del resto in tutte le discipline, di conseguenza sconsiglierei a chiunque di porre come unico obiettivo nella propria vita guadagnarsi il pane con le sole vincite al gioco.
Chiaramente, una volta ottenunti risultati di rilievo e i contatti giusti è tranquillamente possibile esercitare la professione di giocatore per un determinato periodo di tempo ma non consiglierei a nessuno di abbandonere tutto per tentare questa strada, indipendentemente dal talento che si possa possedere. Quello che voglio dire è che credo che per riuscire a ottenere dei risultati in qualsiasi ambito bisogna amare ciò che si fa: siamo tutti ragazzi intelligenti e padroni della nostra esistenza, la vita è una sola ed è giusto fare ciò che ci rende felici.
Bisogna tuttavia mantenere un certo contatto con la realtà: sarebbe bello non avere impegni e preoccupazioni ma la vita è fatta anche di questo. Il vero problema all’interno della quotidianità di ognuno di noi è che non ci si può basare interamente su qualcosa senza aver nessun piano di riserva, perchè purtroppo non sempre tutto procede secondo il piano principale: se la mia unica occupazione è quella di giocare a Magic, ogni sconfitta rappresenta un grosso problema e nel caso in cui dovessi smettere improvvisamente di vincere non mi rimarrebbe nulla, sarei appunto senza un piano di riserva.
Perdere sapendo di aver deluso solamente una piccola parte di noi stessi ha tutto un altro sapore: dopo esserci presi il nostro tempo per elaborare la sconfitta realizzeremo che il cielo non è crollato: abbiamo ancora i nostri sogni, le nostre certezze e non abbiamo fallito nell’unica cosa che stiamo cercando di portare avanti.
Ribadisco che ritengo errata anche l’esasperazione opposta di questo mio pensiero, ossia non impegnarsi e non dare alcun peso alle sconfitte, in quanto per raggiungere qualsiasi risultato, anche minore è assolutamente necessario continuare a migliorarsi e non accettare passivamente tutto ciò che accade sperando che un giorno ” arriverà il mio momento “. Una delle frasi che sento più spesso pronunciare da un giocatore in caso di errori o di sconfitte è: ” Stiamo solo giocando a figurine “.
Queste parole mi fanno imbufalire perchè sono un sinonimo di totale non curanza verso ciò che è la nostra passione. E’ corretto prendere il gioco come tale ma l’impegno in qualsiasi attività si svolga credo sia una forma di rispetto nei propri confronti e in quelli degli altri, nonchè una manifestazione di amor proprio. Tutti sbagliamo ed è giusto commettere errori per avere sempre un margine di miglioramento. A volte commetteremo sbagli così grossolani da farci vergognare o arrabbiare ma ciò che conta davvero è avere la consapevolezza di essi e cercare di avere sempre un atteggiamento positivo e propenso al miglioramento, non di accettazione di qualsiasi evento.
Le occasioni non capitano, siamo noi a crearle. La nostra abilità sta nel saperle sfruttare al massimo e nell’essere concentrati al momento opportuno. I nervi saldi saranno il nostro miglior alleato in caso di difetti di gioco, non certo la rassegnazione o la non curanza. Ho impiegato troppo tempo per comprendere tutto questo: troppo a lungo sono rimasto da solo con la mia frustrazione e il mio computer, rincorrendo un sogno come se fosse un punto d’arrivo aldilà del quale non vi sarebbe stato nulla, soltanto la mia realizzazione personale e la soddisfazione del mio ego. Ma non è mai tutto perduto e il saggio recita: ” Meglio tardi che mai”.
Intorno a gennaio ho deciso di concedermi una pausa dal gioco, per ragionare e tornare in me stesso, mi sono concentrato sugli esami universitari, in modo tale da avere sempre una certezza nella vita anche in caso del mancato conseguimento del mio sogno di poter entrare nel circolo dei più forti al mondo. Sono molto contento della mia decisione in quanto ho imparato ad apprezzare di nuovo la bellezza di questo gioco: concedersi un tempo limitato per la propria passione aiuta a dedicarvisi in maniera più completa e concentrata e inoltre permette di godere maggiormente di essa in quanto si trasforma in un “premio” per i nostri sforzi, non in uno sforzo per raggiungere un premio.
Ho rinunciato ad alcuni progetti poichè è assolutamente necessario trovare un equilibrio e sacrificare qualcosa in virtù di altro. Devo ammettere che mi spiace molto aver dovuto abbandonare diverse idee ma credo che la saggezza più profonda di cui un uomo possa essere dotato sia quella di saper levigare le proprie priorità nel momento opportuno.
Sono recentemente tornato attivamente nella community italiana ma questa volta con una mentalità nuova: quella di un ragazzo che vuole ancora inseguire i propri sogni ma è consapevole che la vita non sempre ti darà ciò che credi di meritare ed è necessario essere pronti a quell’evenienza. Devo ammettere che a livello di qualità di gioco ho notato un discreto miglioramento e ho acquisito una maggiore consapevolezza dei miei errori, ma soprattutto ho acquisito una maggiore consapevolezza di me stesso. Ciò che voglio davvero nella vita è un lavoro che amo, che mi permetta di coltivare le mie passioni ma che non rappresenti un peso eccessivo…chi non lo vorrebbe?
Il punto è che non importa se avrò davvero il lavoro dei miei sogni, quello che conta è che portando avanti qualcosa di concreto la vita appare più serena poichè si ha sempre qualcosa su cui sbattere le chiappe in caso di caduta.
“Punta alla luna per cadere sulle stelle in caso di fallimento”. Purtroppo sono finiti i tempi di MSN e della musica terribile a volume massimo sugli ultimi sedili del pullman ma questa frase un po’ pacchiana che potrebbe impressionare le ragazzine quasi quanto un’intero giro in piedi sul Tagadà rende bene l’idea di ciò che voglio dire.
Non potrei dare consiglio più sincero quando affermo di concentrarsi sui lati della nostra vita che possono rappresentare certezze future aiuterà anche a togliersi le soddisfazioni che ci tormentano da tempo. Ho ancora voglia di giocare, ne ho più che mai, amo ancora questo gioco fantastico, ho solo deciso di concentrarmi su altro per avere più spazi per giocare senza l’ansia opprimente dell’obbligo di ottenere un risultato, in modo da amare ancora di più la mia passione.
Mi spiace molto aver saltato per un paio di stagioni tutti gli eventi più importanti, ma non ero in condizione nè di vincere nè di divertirmi, parlando in termini economici direi che spesso conviene sacrificare un certo divertimento nel presente al fine di fare un investimento in un maggiore divertimento futuro.
Sono contento di essere tornato e ho partecipato molto volentieri a diversi tornei recentemente riuscendo a vincere un preptq grazie a una chiappa molto in forma quando si è trattato di aprire le buste del draft; ci vediamo presto a Rimini e al Regional ptq ma fate attenzione…io al Pro Tour ci voglio ancora andare!!!
Anche io sognavo di arrivare in alto ma il tempo e i difetti economici mi hanno impedito di farlo, sto in magic da Kamigawa e oramai se penso “ho ancora tempo per raggiungere il mio sogno” …No. Non vi è più tempo, oramai bisogna trovare un lavoro (ma stabile però) e bisogna portare avanti la propria vita in quello che davvero conta, di magic non ci si mangia come hai ben detto e sinceramente mi sento fin troppo “vecchio” per provare a fare “il ragazzo con il sogno”. Magic è stato un passatempo che mi ha aiutato tantissimo a sfogarmi nei momenti brutti ma oramai rimarrà solo il classico hobby da “partitella di tanto in tanto online a commander o pauper”
Il professionismo in un gioco di carte è sempre una preoccupante deviazione che nulla dovrebbe avere a che fare col concetto di gioco… il problema è che attorno a questo gioco ruotano interessi economici che da un lato sono molto positivi perché tengono alto l’interesse su di esso, ma causa anche quelle malattie tipiche del gioco d’azzardo… il cosiddetto “pro” è essenzialmente un ottimo giocatore molto pubblicizzato e niente più! Ovvero una necessità del mercato…
Da giocatore occasionale di lunga data di magic vorrei dire la mia opinione. Non ho mai conosciuto qualcuno che guadagnasse giocando a magic(a parte i negozianti e i dipendenti wizard), tuttavia,le persone che giocano a magic ritengono la componente economica importante se non fondamentale, ogni commento o considerazione viene fatta sul lato economico, so benissimo che molte volte il valore delle carte rispecchiano la loro forza, ma, oramai è diventata una mentalità malata. Finché ci saranno persone disposte a spendere tutti quei soldi il gioco continuerà,spero solamente che i ragazzi più giovani non si facciano trascinare dall idea di un facile guadagno che non esiste, pensate a divertirvi tramite magic e,soprattutto, a costruirvi una vita solida
Io sono la classica persona che commenta con “stiamo solo giocando a figurine”, e ragazzi cavolo stiamo solo giocando a figurine davvero!! Come i calciatori giocano solo a pallone, i giocatori di poker giocano solo a carte.. Un nostro errore non uccide un paziente che stiamo operando, non manda in bancarotta la società alla quale gestiamo gli acquisti, non rischiamo di creare danni a persone che stiamo trasportando.. Tentate di rimanere attaccati alla realtà e di capire che è solo un gioco, potete essere più competitivi o meno ma di un gioco si tratta.. Odio chi la Domenica si presenta in negozio e inizia ad atteggiarsi da pro, a rosicare e trattare con sufficienza gli altri players, c’è anche gente che la Domenica dopo una settimana stressante di lavoro vuole solo divertirsi (io ad esempio). Rispetto ragazzi, rispetto. Stiamo giocando a figurine.
Mi sembra un po’ troppo patetico come articolo (patetico nel vero senso deltermine, non negativo), alla fine appunto è solo un gioco e non dovrebbe nemmeno far scaturire articoli del genere… il solo fatto che sia stato scritto secondo me è segno che si dà troppo peso a certe cose nella vita…!
GIOCO a Magic da 20 anni e sono sempre stato ocnvinto che sia solo u ngioco di figurine per cui prenderlo troppo sul serio è segno di una leggera immaturità.
Io non sono dell’idea che giocare con le carte o di ruolo o ai videogiochi a 30/40 anni sia immaturo, ma che farlo prendendo queste cose troppo sul serio lo sia, sì.
Scusate non voglio flammare: Samuele l’articolo è ben scritto e comunque rappresenta una tua esperienza, va bene così. Solo che accostare il mondo giocoso di Magic ad una sorta di “lezione”/filosofia di vita mi sembra troppo.
Saluti e viva i giochini! XD
Se escludiamo il caso in cui si bara, o si hanno doni mistici tali da controllare la fortuna,
per arrivare a un pro tour non basta il talento. Ci vuole anche un insieme di circostanze fortuite.
Si puo’ giocare come pro anche senza aver vinto un pro tour.
Tutto sta nell’impegno che ci si mette, e nella ricerca costante della correttezza delle giocate.
E credo che un pro player da questa ricerca dovrebbe trarre soddisfazione, non dal vincere o perdere.
In altre parole finchè giochi perfect perdere o vincere non importa, dovresti essere soddisfatto di te stesso a prescindere.
A questo serve mtgo online, il testing ecc. non a vincere, ma a diventare quanto piu’ vicini possibile alla perfezione.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, il pro player non e’ un lavoro stabile.
Come non lo e’ il giocatore di poker. E’ fatto di alti e bassi, di costante gestione delle proprie finanze.
Pero’ come ho sentito dire da Samuele Estratti, una volta che ti fai i contatti giusti poi puoi continuare a
lavorare in quell’ambito se vuoi.
In ultimo secondo me la vita e’ fatta di ricerche scellerate, soddisfazioni che a volte arrivano e a volte no.
Chi non risica non rosica. Puo’ sembrare una cosa banale ma e’ il rischio del fallimento a produrre una
soddsifazione tale in caso successo di successo da surclassare qualunque droga.
Per cui ben venga provarci e fallire. E’ bello vincere, ma a volte e’ bene anche accontentarsi della consapevolezza
di averci almeno provato.
Io non condivido tutti questi moralismi spiccioli da bar. Chiunque da bambino quando iniziava a giocare a qualcosa e guardava “i grandi” in tv voleva diventare come loro: io sono cresciuto con Del Piero, Tomba e Valentino e ho sempre sognato di diventare uno di loro. Poi ho scoperto Magic, e Magic può essere sia il passatempo domenicale, sia l’aspirazione ad essere il migliore. Non criticate chi vuole essere il migliore solo perché vi accontentate della vostra “mediocrità’ di gioco quotidiana. Andare al Pro Tour è una vera esperienza, se non la vivete non potete capire quanto vi possa mancare
A me stupisce che non si consideri magic per quello che è: un gioco di carte.
E come ogni gioco di carte è soggetto ad innumerevoli variabili (bad beat, varianza positiva e negativa, bluff, tell etc) generali, più quelle intrinseche del gioco.
Oltre ai fattori comportamentali, componente ancora più importanti: il “mindset”, così scandagliato nel poker, con libri su libri sulla gestione delle emozioni e delle situazioni, non lo vedo quasi mai sviscerato in modo analitico per questo gioco, che nei tornei lunghi è ancora più massacrante.
e questo mentre si gioca, che è la fine. A poker o a scala quaranta mica ti bannano il K da un torneo all’altro, ne ti stampano “l’imperatore” ogni tre mesi. E quindi deckbuilding, che ormai per forza di cose deve essere affrontato in team. E team di alto livello, oltretutto.
E fra le innumerevoli altre cose, lascio in fondo la più importante: sollievo, merito etc. Ma un’autocritica analitica sulle proprie abilità si fa mai? E se in realtà mi sopravvalutassi? perchè l’inghippo dei giochi open (parasportivi esportivi o come volete chiamarli) è errronea idea che si possa competere con i migliori solo con l’impegno e la dedizione, cosa che non ci si sognerebbe di pensare in altri sport.
Quando ho smesso di giocare per vincere e ho cominciato a giocare per divertirmi ho ottenuto i migliori risultati. Certo, vincere FA parte del divertimento, ma prendendola con leggerezza.
Sentire di meritare la vittoria presuppone un particolare difetto: l’arroganza, cioè credersi superiori (senza puntare il dito eh).
Ma quello che molti ignorano è che le nostre capacità intellettive sono pressoché equivalenti, ciò che influenza di più il risultato del torneo è l’allenamento e l’analisi del metagame all’interno di un gruppo di testing (oltre che alla casualità).
Smettendo di pensare di essere superiore, capendo che per ogni torneo bisogna prepararsi e che la casualità è una componente fondamentale nei giochi di carte si entra nella forma mentale del vincente. Questo non è altro che una persona che non da nessuna vittoria per scontata (beh magari contro un mazzo da t2 giocato in un torneo modern si) e che a fine partita riconosce 1 la superiorità dell’avversario o 2 le condizioni che l’hanno portato alla sconfitta: magari quel PTE giocato un turno più tardi ti avrebbe fatto perdere qualche punto vita in più ma ne guadagni in Tempo, esempio stupido.
Vorresti arrivare al PT? Continua a studiare e ad allenarti all’interno del tuo gruppo di player con serenità e le vittorie arriveranno da sè. Peace.